Indigestione di…contenuti

Il Content Trends Report 2018 condotto da BuzzSumo ha evidenziato un dato preoccupante per chi si occupa di content marketing. La comparazione di 100 milioni di articoli pubblicati da gennaio a novembre 2017 con lo stesso numero di contenuti editi nel 2015, ha portato un risultato inaspettato: la condivisione dei contenuti negli anni è diminuita del 50%. Il report non ha fatto altro che sottolineare e confermare un trend che il grande marketer Mark Schaefer, autore di “The Content Code”, aveva previsto in tempi non sospetti. L’incredibile aumento dei contenuti condivisi in rete ha portato a una saturazione del mercato. Il pubblico, bombardato da miliardi di informazioni, non presta più attenzione a ciò che viene condiviso.

L’overload del contenuto è sostenuta da un altro dato statistico che deve necessariamente diventare oggetto di riflessione per chi si occupa di marketing in rete. Ogni giorno vengono scritti ben 27 milioni di testi, un numero enorme che sottopone il pubblico a una sorta di indigestione mediatica che porta a un risultato poco rassicurante. Le visualizzazioni calano in fretta, trascinando con loro l’engagement e qualsiasi strategia a breve e medio termine. Troppi contenuti, troppo poco tempo per leggerli, calo dell’interesse e aumento esponenziale del private sharing: l’impasse è forte, la necessità di uscirne anche.

Facebook o non Facebook? That’s the problem!

L’Infinite Dial 2018 evidenzia un dato che interessa in primo luogo gli Stati Uniti ma che in realtà non fa altro che rispecchiare un trend registrato ovunque. Facebook è cresciuto in media, negli ultimi nove anni, del 7,7%. Quest’anno invece il trend è assolutamente negativo, il social infatti è in calo del 4%. I dati statistici non fanno altro che confermare come sia in atto una sorta di “diaspora” da un social che per anni è stato un nodo fondamentale nella comunicazione e nel marketing online. Se in America il colpo di grazia è arrivato dopo le elezioni presidenziali che hanno portato una crescente quanto radicale polarizzazione delle opinioni, da noi il declino di Facebook è da imputare a due cause ben precise.

Il cambiamento all’algoritmo di questo social ha portato a una drastica diminuzione del reach organico. In poche parole i contenuti prodotti dai brand hanno una visibilità limitata perché Facebook predilige i feed privati. Quello che un’azienda scrive non può essere condiviso dall’utente semplicemente perché non lo vede più. La seconda causa è da ricercarsi in un fattore quasi psicologico. Facebook ha iniziato ad annoiare target di pubblico ben definiti. Instagram è diventato il regno del visual marketing mentre Snapchat, ad esempio, è diventato il social più amato dai giovani.

L’esame di maturità del content marketing

Il calo del social sharing è imputabile anche a un altro fenomeno molto importante, l’aumento del private sharing. I dati statistici hanno evidenziato come la condivisione dei contenuti nel dark social (canali come Messenger, Telegram o Whatsapp) sia maggiore rispetto alla condivisione pubblica. Alla luce di queste notizie è normale interrogarsi circa la salute del content marketing. Siamo su una strada senza ritorno? In realtà la strategia dei contenuti è arrivata finalmente a un momento di maturità. Uscita dall’iniziale euforia, ha assunto i connotati di un fenomeno diverso ma forse più reale. 

Secondo il report di BuzzSumo per emergere dall’overload occorre impostare una strategia di content marketing fondata su punti ben precisi come ad esempio l’aggiornamento delle pillar page o dei contenuti cornerstone. Il testo di qualità, informativo o in stile tutorial, suscita l’interesse del pubblico e lo spinge sia alla lettura che alla condivisione così come la scelta di argomenti di pubblico interesse. 

 

Autore: Monica P.